analisi-grammaticale
Verbo
1. cosa è il Verbo
Il VERBO è una delle parti più importanti del discorso, così importante che per i Latini verbum voleva dire parola. I VERBI sono una parte variabile del discorso, ed anzi sono la più variabile di tutte: con poche decine di migliaia di Verbi diversi si producono letteralmente centinaia di milioni di forme diverse!
Nonostante questa grande variabilità non è difficile riconoscere i Verbi proprio perché il loro ruolo nel discorso è molto importante e marcato.
Ci sono due tipi di VERBI: quelli che si usano per indicare le azioni, che si chiamano Verbi Predicativi, e quelli che si usano per assegnare una certa caratteristica a qualcuno o a qualcosa, e si chiamano Verbi Copulativi.
ESEMPIO | PAROLA | FUNZIONE | E' UN VERBO ? |
---|---|---|---|
ieri non ho studiato molto | studiare | indica una azione | SI predicativo |
corro dal mattino alla sera | correre | indica una azione | SI predicativo |
Marina è alta e bruna | essere | assegna delle caratteristiche | SI copulativo |
il cielo diventa scuro | diventare | assegna delle caratteristiche | SI copulativo |
Se volete vedere come si fanno le coniugazioni dei verbi, regolari o irregolari, e nelle forme attiva o passiva, potete andare a farne qualcuna alla pagina delle Coniugazioni dei Verbi.
2. come si riconosce un Verbo
I verbi hanno una grande libertà in quanto a dove stare nella frase, proprio perché è facile riconoscerli. Già che ci siamo osserviamo che con una sola parola si può fare una frase di senso compiuto se la parola è un verbo: mentre libro non è una frase, vengo, oppure piove, e tante altre come queste, invece lo sono.
3. Esercizi su i Verbi
Abbiamo detto che si può riconoscere facilmente se una parola è un Verbo domandandosi se quella parola indica una azione, come in ho nuotato, o se assegna una caratteristica, come in tu sei simpatico. Con questo esercizio ti puoi esercitare per vedere se hai capito bene questo concetto.
In questo elenco di dieci parole, solo cinque sono Verbi. Penso che li riconoscerai tutti senza difficoltà!
4. i Verbi Modali
I verbi Modali sono verbi che aggiungono il significato di possibilità, volontà, obbligo, necessità o capacità al verbo che segue. I verbi Modali sono seguiti da una forma verbale in un Modo Infinito. I principali verbi Modali in Italiano sono:
- il verbo dovere
- il verbo potere
- il verbo volere
- il verbo sapere, nel senso di essere capaci o in grado
- il verbo solere
Molti verbi possono avere un ruolo modale nella frase, e li si riconosce perché reggono l'infinito, e il soggetto logico dell'infinito è lo stesso del verbo modale.
Abbiamo quindi una forma modale nella frase: so parlare inglese, dove io è sia il soggetto di sapere che di parlare, ma non è modale la forma ascolto parlare un inglese, dove io è il soggetto di ascolto, mentre un inglese è il soggetto del verbo all'infinito parlare: la frase infatti è equivalente a (io) ascolto un inglese parlare, dove i due soggetti si vedono più chiaramente.
I verbi Modali sono Intransitivi e si coniugano nei modi composti sia con l'ausiliare Essere sia con l'ausiliare Avere: prendono infatti l'Ausiliare del verbo che segue.
Si dirà quindi avevo potuto ridere perché il verbo ridere vuole l'ausiliare Avere, mentre sarà corretto ero potuto andare perché il verbo andare vuole l'ausiliare Essere.
5. le Forme Modali
Ci sono anche situazioni un poco più complesse, determinate dal fatto che con il discorso abbiamo bisogno di descrivere molte sfumature diverse. Infatti, una azione, come abbiamo visto, la posso fare, ma potrei anche soltanto volerla fare, o magari dovrei farla e non ho voglia di farla. Oppure potrei volere sottolineare il fatto che la sto facendo proprio ora: io per esempio sto scrivendo e voi probabilmente state leggendo. Per esprimere queste sfumature possiamo aggiungere al verbo principale un altro verbo che esprime queste caratteristiche, che si chiamano complessivamente la modalità dell'azione. I verbi che aggiungiamo al verbo principale per esprimere queste sfumature si chiamano Verbi Modali o Verbi Servili.
ESEMPIO | VERBO PRINCIP. | VERBO MODALE | COSA ESPRIME |
---|---|---|---|
vado leggendo | leggere | andare | il perdurare della azione |
sto leggendo | leggere | stare | il perdurare della azione |
vorrei leggere | leggere | volere | il desiderio di eseguire una azione |
dovrei leggere | leggere | dovere | la necessità di eseguire una azione |
potrei leggere | leggere | potere | la possibilità di eseguire una azione |
saprei correre | correre | sapere | la capacità di eseguire una azione |
Notate che il Verbo Principale, leggere negli esempi, appare o al Modo Gerundio o al Modo Infinito. Questo permette di riconoscere molto facilmente le Forme Modali. Il Verbo Modale invece viene coniugato regolarmente.
6. Forme Modali Articolate
(di, per)
Abbiamo visto che si possono esprimere Modalità di azione tramite i Verbi Modali (o Servili). Nella loro forma più semplice le modalità si esprimono premettendo un verbo Modale al verbo principale, ma si può esprimere esattamente lo stesso significato utilizzando espressioni grammaticalmente più complesse:
VERBO MODALE | PREP. | VERBO PRINCIPALE | COSA ESPRIME |
---|---|---|---|
voglio | - | correre (Modo=Infinito) | il desiderio o la volontà di eseguire una azione |
ho voglia | di | correre (Modo=Infinito) | anche qui il desiderio o la volontà di eseguire una azione |
sto | per | leggere (Modo=Infinito) | l'imminenza della azione |
vado | a | leggere (Modo=Infinito) | anche qui l'imminenza della azione |
7. Proprietà dei Verbi
Una parola così potente come un verbo ha, inevitabilmente, molte proprietà. Cerchiamo di impararle capendo anche a cosa servono, così sarà più facile ricordarsele. Un paio di tabelle schematiche renderanno meglio l'idea.
8. la Transitività
La Transitività ci dice se l'azione descritta dal verbo si esaurisce nel soggetto o se coinvolge anche una altra entità.
TRANSITIVITA' | ESEMPIO | NOTE |
---|---|---|
transitivo | amare | questa azione richiede anche la definizione di chi o cosa sia amato |
intransitivo | nuotare | questa azione si esaurisce nel soggetto: se dico io nuoto l'informazione è completa |
Notate che mentre i verbi transitivi usano nei tempi composti sempre l'ausiliare Avere, mentre i verbi intransitivi possono avere sia l'ausiliare Avere e sia l'ausiliare Essere. C'è una regola per sapere quale ausiliare deve usare un verbo intransitivo? Sì, ma è piuttosto complicata, quindi se non la ricordate non importa.
9. le Coniugazioni
Ci sono poi quattro proprietà che variano quando coniughiamo il verbo, e rappresentano diversi modi di usare il verbo. Esse sono:
PROP. | COSA ESPRIME | ESEMPIO |
---|---|---|
Forma (Attiva o Passiva) |
se il Soggetto esegue o subisce l'azione | porto (ESEGUO) o sono portato (SUBISCO) |
Modo (Indicativo Congiuntivo Condizionale Participio Gerundio Infinito) |
se si tratta di un fatto certo, oppure ipotetico, oppure condizionato da altri eventi | piove (CERTO) adesso ma sarebbe stato meglio se avesse piovuto (IPOTETICO) ieri |
Tempo (presente, passato prossimo o remoto, futuro) |
se l'azione avviene Prima, Dopo o nello Stesso Momento in cui si parla | se non piove (ADESSO), pioverà (DOPO) |
Persona (io tu egli noi voi essi) |
chi è il Soggetto dell'azione | vado (IO) o vai (TU) |
Se volete vedere come si fanno le coniugazioni dei verbi, regolari o irregolari, e nelle forme attiva o passiva, potete andare a farne qualcuna alla pagina delle Coniugazioni dei Verbi.
10. i Tempi Composti
I Verbi possono essere composti da più di una parola, e in questi casi sarebbe più corretto parlare di Forma Verbale. Infatti, nei cosiddetti Tempi Composti, i verbi compaiono con il loro Ausiliare, che può essere o il verbo Essere o il verbo Avere. Se poi consideriamo le forme Passive, possiamo avere anche tre parole, di cui due sono Ausiliari, che insieme formano un verbo.
ESEMPIO | VERBO PRINCIPALE | VERBO AUSILIARE |
---|---|---|
a scuola portavo troppi libri | portare | - |
ieri ho portato un libro nuovo a scuola | portare | avere |
in quel discorso ero portato dai sentimenti | portare | essere |
sono stato portato all'ospedale in elicottero | portare | essere |
Notate che il Verbo Principale, portare negli esempi, appare sempre al modo Participio Passato, ed è solo il Verbo Ausiliare ad essere coniugato. Ovviamente, questo è proprio il criterio per riconoscere i Tempi Composti.
11. la Declinazione
La Declinazione ci serve per sapere in quale modo si coniuga il verbo, perché, seppure con qualche anche significativa eccezione, i verbi della stessa Declinazione si coniugano (o si declinano) allo stesso modo.
DECLINAZIONE | ESEMPIO | NOTE |
---|---|---|
I | amare | tutti i verbi che finiscono in -are eccetto fare |
II | scrivere | tutti i verbi che finiscono in -ere |
attrarre | tutti i verbi che finiscono in -arre | |
proporre | tutti i verbi che finiscono in -orre | |
produrre | tutti i verbi che finiscono in -urre | |
III | apparire | tutti i verbi che finiscono in -ire |
Trovate una Declinazione di esempio più avanti in questa pagina: vi aiuterà a capire quale è la struttura delle coniugazioni.
12. Transitività ed Ausiliare
I verbi transitivi usano tutti l'ausiliare avere per coniugare i verbi composti, e l'ausiliare essere per coniugare il verbo in forma passiva.
Con i verbi intransitivi, come sapete, non si posso fare forme passive, perché l'azione espressa dal verbo si esaurisce nel soggetto, ma nel fare i tempi composti sono più complessi: alcuni usano l'ausiliare avere, altri usano l'ausiliare essere.
Non c'è una regola semplice per sapere quale dei due ausiliari deve essere ustao: affidatevi al vostro orecchio o consultate un vocabolario.
13. la I Declinazione
I verbi regolari, che sono circa l'80% del totale dei verbi, sono i verbi che si uniformano ad uno stesso canone di coniugazione di modi e tempi.
La più antica e la più conosciuta classificazione dei verbi é quella delle 3 Coniugazioni, che indicano la terminazione dell'infinito del verbo in -are, -ere ed -ire. Dal punto di vista morfologico quindi i Verbi si distinguono in tre grandi categorie, dette Coniugazioni:
- i verbi che terminano in -are appartengono alla prima coniugazione
- i verbi che terminano in -ere appartengono alla seconda coniugazione
- i verbi che terminano in -ire appartengono alla terza coniugazione
In generale, i Modi e Tempi di coniugazione si distinguono tra:
- semplici, dove si modifica solo il verbo, modificandone le desinenza,
- e composti, ottenuti dalle coniugazioni degli ausiliari avere ed essere seguite dal Participio Passato del verbo principale.
La prima coniugazione ha il maggior numero di verbi e solo quattro sono irregolari: andare, dare, fare, stare.
Naturalmente sono irregolari anche i derivati di questi, come rifare e sostare, per fare solo due esempi.
Il verbo Fare nella sua irregolarità somiglia più ai verbi della Seconda Coniugazione che ai verbi della Prima Coniugazione. Il verbo latino da cui deriva, facere, è infatti della Seconda Coniugazione, e per questi motivi alcune grammatiche considerano fare come un verbo della Seconda Declinazione.
14. Tavola della Prima Declinazione
A titolo di esempio, questa è la coniugazione di un verbo regolare, come amare, ovvero, separando la radice dalla desinenza, am-are, in tutti i tempi del modo Indicativo della diatesi Attiva. Notate che nei tempi composti si coniuga solo l'ausiliare avere, il verbo mantiene sempre la voce amato, ovvero il Participio Passato:
tavola di coniugazione del verbo am-are forma Attiva modo Indicativo |
||
---|---|---|
tempo | voce verbale | ausiliare |
FUTURO ANTERIORE |
io avrò am-ato tu avrai am-ato egli/ella avrà am-ato noi avremo am-ato voi avrete am-ato essi/esse avranno am-ato |
Avere |
FUTURO SEMPLICE |
io am-erò tu am-erai egli/ella am-erà noi am-eremo voi am-erete essi/esse am-eranno |
- |
PRESENTE | io am-o tu am-i egli/ella am-a noi am-iamo voi am-ate essi/esse am-ano |
- |
PASSATO PROSSIMO |
io ho am-ato tu hai am-ato egli/ella ha am-ato noi abbiamo am-ato voi avete am-ato essi/esse hanno am-ato |
Avere |
IMPERFETTO | io am-avo tu am-avi egli/ella am-ava noi am-avamo voi am-avate essi/esse am-avano |
- |
TRAPASSATO PROSSIMO |
io avevo am-ato tu avevi am-ato egli/ella aveva am-ato noi avevamo am-ato voi avevate am-ato essi/esse avevano am-ato |
Avere |
PASSATO REMOTO |
io am-ai tu am-asti egli/ella am-ò noi am-ammo voi am-aste essi/esse am-arono |
- |
TRAPASSATO REMOTO |
io ebbi am-ato tu avesti am-ato egli/ella ebbe am-ato noi avemmo am-ato voi aveste am-ato essi/esse ebbero am-ato |
Avere |
15. Particolarità della Prima Declinazione
Anche nel coniugare i verbi regolari si incontrano alcune particolarità, che sono determinate da fatti fonetici. Nel coniugare i verbi in -are nei diversi tempi e modi si incontrano le seguenti particolarità:
- Per i verbi in -GNARE come sognare abbiamo alla quarta persona dell'indicativo presente e alla quarta del congiuntivo presente due diverse forme: sogni-amo e sogn-amo fra le quali si preferisce la prima così come per la quinta persona del congiuntivo presente si preferisce sogn-ate a sogn-iate.
- I verbi in -IARE come inviare e annaffiare davanti a desinenze inizianti per i-, perdono sempre la -i alla quarta persona dell'indicativo presente, e alla quarta e quinta del congiuntivo presente (voci rizoatone) e fanno: inv-iàmo e iniz-iàte. Mentre alla seconda persona dell'indicativo presente e alla prima, seconda, terza e sesta del congiuntivo presente (voci rizotoniche) il comportamento varia: se la -i- è tonica (come in invi-are) si mantiene e fanno: invì-i, che egli invì-i, che essi invì-ino, se è atona (annaffi-are) si perde e fanno: tu annàff-i, che egli annàff-i, che essi annàff-ino.
- I verbi in -GARE e -CARE, come sbarcare e litigare, davanti alle desinenze che iniziano con -i prendono la -h e diventano sbarchiamo e litigheremo.
- I verbi in -CIARE come cacciare e in -GIARE come mangiare davanti alle desinenze che iniziano con la -e perdono di regola la -i e diventano all' indicativo futuro e al condizionale cacc-erò e mang-erebbe, tranne il verbo sciare che tiene la -i e si coniuga in sci-erò.
- I verbi in -GLIARE come ragliare perdono la -i- della radice con le desinenze inizianti per i-.
- I verbi in -EARE come creare presentano una doppia -ee- in tutte le voci del futuro semplice e del condizionale presente, per la compresenza della e radicale a fianco di quella desinenziale: cre-erò, cre-erebbe.
16. i Verbi Copulativi
I verbi Copulativi sono verbi che necessitano di un altro verbo, un nome, un aggettivo o un avverbio per avere senso compiuto. Alcuni esempi sono:
- il verbo restare
- il verbo riuscire
- il verbo sembrare
- il verbo apparire
- il verbo diventare
- il verbo tornare
I verbi Copulativi sono Intransitivi e si coniugano nei modi composti con l'ausiliare Essere.
17. i Verbi Pronominali
Alcuni verbi non terminano in -are o -ere o -ire, come la maggior parte dei verbi, ma nella loro desinenza sono presenti uno o più pronomi. Quando è presente un solo pronome abbiamo un verbo Pronominale. Ecco alcuni notissimi esempi:
- pentirsi (il verbo *pentire non si usa più)
- vergognarsi (il verbo *vergognare non esiste)
- ammutinarsi (il verbo *ammutinare non esiste)
- accoccolarsi (il verbo *accoccolare non esiste)
Questi verbi non hanno una forma senza il pronome -si finale: una volta, nella lingua italiana antica o in latino essi esitevano anche, o soltanto, nella forma non pronominale, ma oggi non è più così.
Per altri verbi Pronominali invece esiste ancora una forma non Pronominale, dalla quale il verbo Pronominale deriva. Il significato del nuovo verbo però è cambiato, e talvolta anche molto, nell'evoluzione della lingua, e l'aggiunta al lessema originario del suffisso pronominale ne ha mutato in modo sostanziale il significato. Molti di questi verbi sono di conio recente, per esempio, dal verbo sbattere è nato sbattersi tramite l’aggiunta del pronome –si, il cui significato è quello di impegnarsi in qualche cosa con fatica, molto diverso dal significato originale di sbattere, ovvero di urtare qualcosa.
I verbi Pronominali di questo tipo sono molti, generalmente di uso familiare o popolare, e possiamo citare esempi come passarci, cascarci, convenirne e prenderci.
I verbi Pronominali sono generalmente Intransitivi e si coniugano nei modi composti con l'ausiliare Essere se terminano con il pronome -si.
18. I Verbi Riflessivi
Nell’ambito dei verbi Pronominali distinguiamo due grandi gruppi:
- quello dei verbi per i quali il pronome si coniuga insieme al verbo (come in noi ci ammutiniamo, voi vi ammutinate etc.)
- e quello dei verbi nei quali il pronome non si coniuga (come in io ne convengo, tu ne convieni etc.).
I verbi del primo gruppo si coniugano in modo simile alla coniugazione in forma Riflessiva dei verbi Transitivi, e sono spesso chiamati verbi Riflessivi.
Questa denominazione, per quanto comune, non è molto azzeccata, perché ingenera una certa confusione con i verbi transitivi coniugati in forma riflessiva. Una denominazione migliore, e anche maggiormente rispettosa del valore semantico di questi verbi, è quella di Pronominali Intransitivi, ad indicare che Agente e Paziente coincidono. Una denominazione anche migliore, anche se ristretta ad un uso piuttosto specialistico, è quella di verbi Benefattivi.
Gli altri verbi, quelli in cui il pronome non si coniuga, li possiamo semplicemente chiamare verbi Pronominali.
19. I Verbi Intransitivi Pronominali: Altre Proprietà
I verbi Riflessivi compaiono in forma non enclitica solo nel Modo Infinito e Tempo Presente quando sono in combinazione con un verbo Modale, come nella frase mi fai sempre vergognare..., o nelle negazioni, come nella frase non ti vergognare!, ma sono sempre pronominali enclitici in tutti gli altri usi: senza il verbo modale anche al Modo Infinito e Tempo Presente sono enclitici, come nella frase di certi peccati non è facile pentirsi.
Attenzione che i verbi autenticamente Pronominali o non possono essere espressi senza la particella pronominale, come nel caso di abbarbicarsi, che privato del -si darebbe <*abbarbicare> che non esiste, o, se esiste un verbo analogo non pronominale, essa esprime un significato molto diverso
Spieghiamoci meglio con un esempio: risentirsi ha un significato assolutamente diverso da risentire, e la breve frase mi sono risentito, può significare che mi sono nuovamente ascoltato (come in mi sono risentito in quella vecchia registrazione) se il verbo coniugato fosse risentire, ma potrebbe significare che mi sono seriamente seccato se il verbo coniugato fosse risentirsi, come in mi sono risentito di quello che hai detto.
Un altro punto che è utile chiarire è il seguente: mentre per alcuni verbi non ci sono dubbi sul fatto che siano Pronominali Intransitivi (per esempio per il verbo pentirsi che non esiste nella forma senza pronome), per altri le cose non sono così chiare, o l'uso ne ha modificato la forma. Un ottimno esempio è il verbo arrampicarsi, che, quando usato per indicare una specialità sportiva diventa arrampicare, come in domenica vado ad arrampicare.
20. i Verbi Bi-Pronominali
Quando incorporano due particelle pronominali i verbi sono detti Bipronominali. Per esempio, all'infinito la loro forma termina in -cisi, -sene, -gliela o altre coppie di pronomi.
Questi verbi sono generalmente di uso colloquiale o popolare, e anche se hanno un verbo senza pronomi da cui, in generale, derivano o sembrano derivare, hanno un significato molto diverso dalla loro controparte senza i pronomi. I verbi Bipronominali sono pochi, e spesso sono di formazione recente o di nuovo conio.
Non sono da confondere con i verbi in forma Enclitica: i verbi Bipronominali infatti hanno un significato diverso senza i pronomi. Per esempio dammela è una forma enclitica, ottenuta dal verbo dare e dai pronomi mi nel ruolo di Complemento di Termine e la nel ruolo di Complemento Oggetto. Il verbo, come si vede, è proprio dare, questo è il significato che ha, e il significato è quello di dai essa a me.
Diverso è il caso me la sono data. Infatti, dal verbo dare si è derivato il verbo darsela, con l’aggiunta dei due pronomi –si e –la: il significato di
Altri due esempi interessanti sono:
- farcela (il verbo fare ha un significato simile ma molto meno specifico)
- sentirsela (il verbo sentire ha un significato molto diverso)
I verbi Bipronominali sono Intransitivi e si coniugano nei modi composti generalmente con l'ausiliare Avere se il pronome non si coniuga, come in farcela, oppure con l'ausiliare Essere se il pronome si coniuga, come in darsela.
21. Locuzioni Verbali
Anche per i verbi, alcuni concetti hanno bisogno di più parole per essere espressi. Nel caso dei verbi questi insiemi di parole si chiamano Locuzioni Verbali o anche, usano una definizione derivata dall'Inglese, Frasi Verbali. Alcuni, sono proprio uguali ad un verbo singolo:
- andare di corsa = correre
In altri casi, le cose non sono così semplici:
- andare a cavallo
- andare in barca
Per entrambe le locuzioni non è facile trovare un equivalente più sintetico, che in una sola parola esprima lo stesso concetto. Infatti
- andare a cavallo = cavalcare, ma cavalcare non è proprio la stessa cosa di andare a cavallo, perchè ammette per esempio anche un senso figurato (come in cavalcare la protesta) che la locuzione non ammette
- andare in barca = navigare (ma in qualche modo implica una nave o un naviglio), veleggiare (che implica una vela)...
E abbiamo casi anche più gravi:
- stare bene, stare male: con il verbo stare hanno poco più di un labile legame, e la forma è molto diversa da un stare in piedi o stare seduto
- volere bene, volere male: con il verbo volere hanno ben poco a che vedere, piuttosto potrebbero sottintendere un "che succeda qualche cosa di": volere (che succeda qualche cosa di) bene
Insomma, dobbiamo rassegnarci a considerare alcune espressioni come se fossero un verbo unico...
22. Neologismi
Ci sono molti verbi, e molti ne vengono aggiunti nel parlare ogni giorno: si dice googlare anziché dire fare una ricerca con il noto motore di ricerca, e anche postare per dire che pubblichiamo qualcosa su un blog o su un social-network. E se queste sono aggiunte molto recenti (e qualcuno potrebbe dubitare che siano vere parole Italiane a tutti gli effetti), ce ne sono altre che sono accettate un po' da tutti: cliccare o clickare, scotchare, tanto per fare due esempi, e che non esistevano prima che fosse inventato lo scotch (brevettato nel 1930) o il mouse (brevettato nel 1967).
Mondo molto complicato, quello dei neologismi, dove c'è però una cosa semplice: i neologismi sono generalmente della I Declinazione e regolari.